I diritti delle donne e le politiche delle destre – Intervento al convegno promosso dal Coord Donne SPI CGIL – 31 marzo 2023

aprile 3, 2023 § Lascia un commento

Il 31 marzo sono intervenuta al convegno organizzato dal Coordinamento Donne SPI Cgil, un importante momento di confronto per inquadrare e coordinare azioni, strumenti e politiche volte alla promozione delle Pari opportunità all’interno dei diversi livelli istituzionali  in sinergia con le organizzazioni sindacali.

Incontro ricco di spunti, a partire dall’intervento di Giorgia Serughetti, sociologa che ha ricordato i tratti ideologici comuni alle destre europee, che difendono la famiglia naturale, cioè quella patriarcale, dove la donna è madre e il suo compito è dare figli alla patria, e fatto lucide riflessioni sul linguaggio usato dalla leader italiana, anche capo del Governo, che usa le categorie in modo strumentale e polemico e non accetta di essere interprete di una storia collettiva delle donne.

Interventi puntuali e articolati anche quelli delle donne dello SPICGIL, da Erica Ardenti, che ha richiamato la democrazia della cura, a Merida Madeo, che ha riportato un preoccupante allarme che riguarda la violenza sulle donne anziane, a Federica Trapletti e Oriana Casciani, che ha raccontato la situazione di negazione di diritti delle donne attuata dalla giunta di destra che governa la Regione Umbria.

Mi è stata chiesta una riflessione sulle politiche di genere della nostra Regione, che da 28 anni è governata da forze di destra e centrodestra, ora pericolosamente allineate con le forze che governano l’intero Paese.

Nella precedente legislatura regionale mi sono occupata trasversalmente di politiche di genere, e ho potuto constatare come le Giunta Regionali di centrodestra non abbiano mai visto le pari opportunità come una priorità.

Il discorso programmatico del Governatore Fontana in aula di consiglio, 40 minuti di discorso, non fa sperare bene neanche per il futuro: le donne non sono mai state nominate.

E’ complesso recuperare dati, aggregati e non, sulle politiche di Governo di Regione Lombardia, e su questa questione in particolare, nonostante come opposizione abbiamo sempre sollecitato la Giunta in tal senso, la nostra Regione non si è mai dotata di un “Bilancio di Genere”, come accade invece in altre Regioni da diversi anni (Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Liguria per fare alcuni esempi).

Strumento fondamentale per analizzare e capire quali siano i bisogni di cittadini e cittadine, attraverso un’analisi di contesto, e quindi di far emergere come l’istituzione dà risposte a questi bisogni, cioè  come e quanto le politiche dell’istituzione tengano conto di una prospettiva di genere e quale impatto e ricadute abbiano sulle pari opportunità.

Anche in Lombardia, con la pandemia il divario occupazionale tra i generi è aumentato e la maternità è ancora un ostacolo alla realizzazione sul lavoro. Regione Lombardia ha agito a sostegnoi dell’occupazione perlopiù con azioni e contributi universalmente diretti a uomini e donne.  

A giugno del 2021 RL ha predisposto una strategia regionale finalizzata al rilancio dell’occupazione femminile, che dichiarava l’intenzione di mettere in campo a livello legislativo e attuativo interventi mirati alla popolazione femminile di cui però è stato realizzato ben poco, nonostante le linee di finanziamento utilizzino soprattutto risorse del PNRR e della programmazione FSE.

Lo strumento utilizzato in RL è quello della Dote Unica Lavoro, senza un piano organico e azioni davvero mirate che garantissero più opportunità di inserimento, migliore qualità del lavoro e possibilità di crescita professionale alle donne.

In ambito formativo non c’è mai stata un’attenzione dedicata alla promozione dell’orientamento agli studi delle ragazze verso percorsi STEM, né interventi strutturali sull’abbandono scolastico femminile (in aumento), né di potenziamento delle competenze digitali specificamente rivolti alle donne. Scarso interesse a mettere in campo strumenti per contrastare il divario retributivo, visto che anche il Pdl sulla parità salariale nelle sue diverse formulazioni , il primo a mia firma, il secondo bipartisan, non è mai stato discusso.

Il lavoro poi è strettamente legato alle politiche di welfare, e l’attuale sistema di Welfare lombardo non funziona, non sostiene le donne, non le solleva dai carichi di cura, perché non offre appoggi.

Gli asili nido per esempio sono insufficienti, e la misura Nidi Gratis, finanziata con fondi europei, non è la soluzione, perché Bonus e integrazioni alle rette non sono la scelta efficace e non possono essere la  scappatoia alla carenza di servizi educativi e di politiche di sostegno alla cura.

Il potenziamento della rete dei servizi educativi 0/3 è di competenza regionale; in Lombardia è mancato mentre in Emilia Romagna e in   Toscana, ogni anno le Giunte hanno erogato finanziamenti a questo scopo a Comuni e unioni di comuni, utilizzando risorse europee, per funzionamento e gestione.

Non solo i posti negli asili nido sono insufficienti, ma uguale sorte tocca ai servizi di assistenza domiciliare e territoriale ai più fragili, pochi e poco accessibili.

LA Lombardia ha concentrato le sue risorse sulle RSA, sui servizi residenziali, trascurando completamente la rete dei servizi territoriali e a domicilio; gli investimenti sulle cure domiciliari nel 2020 sono stati meno meno dell’1%, del budget destinato alla Sanità, 21 milioni,.

La Lombardia dovrà rimediare anche in ragione degli obiettivi fissati dal PNRR : entro il 2026 ll’ADI deve raggiungere il 10% degli anziani e partiamo da un target basso, sotto il 3% .

Stante questa cronica carenza di servizi la risposta al bisogno finiscono per darla soprattutto le famiglie e in particolare le donne. In Lombardia un paio di anni fa i caregiver familiari sono quasi 400.000, oltre il doppio dei badanti.

Un caregiver familiare su due è anziano, e comunque prevalentemente donne.

In Lombardia negli anni sono stati anche smantellati i consultori familiari pubblici, presidi fondamentali per la salute della donna e sostegno alle famiglie, soprattutto alle fasce con bassi redditi.

Sono pochi e distribuiti in maniera non omogenea sul territorio. Dovrebbero essere 1 ogni 20 mila residenti nelle aree urbane e una ogni 10 mila nelle aree rurali., qui sono in media 1 ogni 40.000, ma anche con picchi di 1 ogni 1000.000. Hanno poco personale e hanno ridotto le prestazioni, anche la dotazione di tecnologie adeguate è a macchia di leopardo.

Non c’è poi rispetto della libertà di scelta e dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne.

Perché in Lombardia la piena applicazione della 194, non è garantita: nel 2021 l’obiezione di coscienza è al 60% ma in 7 strutture l’obiezione è al 100%  e il metodo farmacologico, RU486, è residuale  (solo il 35%, nelle regioni più virtuose siamo oltre il 50%).

Per le più fragili, le vittime di violenza, è ora che RL faccia con convinzione la sua parte: mettendo risorse proprie in quantità adeguata per sostenere di più i centri e supportare le vittime a ricostruirsi una vita libera.

Quali sono dunque gli obiettivi che dobbiamo darci e quali le strategie comuni da mettere in campo perché la Lombardia promuova davvero le Pari Opportunità?

  • Introduzione di un Bilancio di genere regionale, completo , con dati di contesto e con analisi della dimensione trasversale, applicata e misurata su  tutte le politiche per evidenziare la ricaduta sulle donne delle norme e delle risorse attivate a Bilancio regionale, e attivare eventuali correttivi.
  •  

Per il Lavoro:

  • Investimenti su formazione e competenze; orientamento agli studi e borse che incoraggino le ragazze verso percorsi STEM, finanziamenti per formazione in competenze digitali e linguistiche e professionalità legate alla transizione ecologica, e per la riqualificazione professionale. E informare su queste opportunità;
  • sostegni all’imprenditoria femminile, accesso al credito e contributi per innovazione tecnologica;
  • strumenti per contrastare il divario retributivo;
  • progetti per la conciliazione e il welfare aziendale, oltre le aree tradizionali e aperti al territorio;
  • più sicurezza sul lavoro.

Per il Welfare e la salute:

  • più servizi educativi e di prossimità, più assistenza domiciliare gestita dal pubblico;
  • potenziamento dei consultori;
  • progetti nelle scuole per la formazione dei giovani su sessualità e affettività;

Violenza di Genere

  • rivedere con i centri e le reti i criteri per la rendicontazione dei contributi;
  • Investire su inserimento abitativo e sostegno all’occupazione, coordinato con un reddito di libertà regionale;

Legge 194

  • Sollecitare intervento di Regione per impedire che l’obiezione di coscienza diventi la negazione del diritto; fuori i cav dagli ospedali.
  • Garantire la possibilità di sceglier il metodo con cui interrompere la gravidanza;
  • Coinvolgere di più la rete consultoriale. 

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