Il Pdl del centrodestra mette il Parco Sud nelle mani della Regione

dicembre 1, 2022 § Lascia un commento

Giornata dedicata alla difesa del Parco Agricolo sud Milano.

Alle 10 ho partecipato, con i sindaci e le associazioni del Parco, al presidio organizzato fuori dal Pirellone per dire no ad una proposta di legge sbagliata, portata in tutta fretta dal centrodestra in aula di consiglio regionale.

Poi in aula a dibattere del progetto di Legge presentato dal centrodestra, con tanti interventi di senso, mirati a sottolineare che la proposta di legge sul tavolo non migliora il funzionamento del parco, ma è fatta per aumentare il potere di controllo su di esso della GiuntaFontana.

Le modifiche finora apportate al testo arrivato in aula non sono sufficienti a impedire che il Parco sud diventi l’unico parco lombardo ad avere un’ingerenza politica e anche amministrativa molto forte da parte della regione Lombardia.

Nel dibattito d’aula e nel confronto con la maggioranza ci siamo battuti con tutti i nostri mezzi, perché il Centrodestra in Regione rivedesse le proprie posizioni e comportamenti, e riportasse al centro il dibattito sul parco, come parco di tutti, cittadini associazioni, comuni che insistono sul suo territorio, non solo di regione.

Nel mio intervento in aula ho voluto allargare lo sguardo e richiamare l’attenzione sulla necessità di una pianificazione di area vasta per contrastare il consumo di suolo e tutelare l’ambiente.

Ho richiamato l’urgenza di occuparsi del Parco Metropolitano, idea forte che integrerebbe nel perimetro di una sola ampia area protetta regionale tutto il territorio non edificato della città metropolitana.

Il Parco Metropolitano è un punto inserito anche nello statuto della città metropolitana dal 2014 che indica tra gli obiettivi la gestione unica dei parchi di scala metropolitana compresi nel suo perimetro.

Un progetto che ha diversi vantaggi, il primo dei quali è sicuramente quello dell’aumento della superficie territoriale protetta e di un’economia di scala derivante da una gestione coordinata di tanti enti in questo momento gestiti singolarmente. 

Alla fine il progetto di legge sulle modifiche della governance del Parco Sud è stato approvato dall’aula, ma con i voti della sola maggioranza. Il Gruppo PD Lombardia e le altre opposizioni hanno votato contro.

Grazie alle mobilitazioni dei sindaci, degli amministratori di Milano, Città metropolitana e dei comuni del parco, e delle associazioni, le opposizioni in aula sono riuscite, ad intervenire sul testo, ma solo con modifiche parziali che non cambiano la sostanza di un intervento che di prepotenza scippa la gestione del Parco alla Città Metropolitana e ai comuni.

Queste le modifiche parziali al testo:

📌 la nomina del direttore rimane così come è oggi, cioè resta di competenza del presidente e del comitato di gestione.

📌 c’è l’inserimento di un “tempo” per il passaggio del personale.

📌 il cdx ha ottenuto di aumentare da 1 a 3 i membri di nomina regionale.

📌insieme al presidente anche 2 componenti sono di competenza del parco.

Le criticità restano quindi pesanti, motivo del nostro voto contrario, anche se la designazione del Direttore resta in capo al comitato del Parco, che però avrà una preponderanza regionale.

Ringrazio tutti, sindaci, amministratori, consiglieri delle forze progressiste della Città Metropolitana di Milano, associazioni, per la costanza e determinazione, per i presidi, le mobilitazioni e le petizioni che hanno richiamato l’importanza di questo parco per l’intera regione, che poi hanno portato ad alcune modifiche al testo.

Mi resta grande amarezza per un provvedimento portato in aula in tutta fretta, che sancisce l’arroganza dell’attuale Giunta e maggioranza in Regione, e che porterà ad un peggioramento e ad un ingerenza politica e amministrativa nella Gestione del parco,

Non sono quindi contenta anche dei risultati ottenuti, e penso di non essere la sola.

Per la Lega in Regione i bambini nati fuori dal matrimonio sono di serie B.

novembre 30, 2022 § Lascia un commento

Per la Lega i bambini non sono tutti uguali, quelli nati fuori dal matrimonio sono di serie B.

Oggi in Lombardia 4 bambini su 10 nascono da coppie non sposate, ma questa Lega retrograda nega per loro il diritto a un sostegno al reddito, nel caso in cui i genitori, non legati da vincolo matrimoniale, decidano di separarsi.

Un’assurdità che fa il paio con l’altra proposta, per fortuna modificata, di dare un contributo alle giovani coppie solo se sposate in chiesa.

Questa mattina ho portato in commissione la proposta di aprire il bando dei sostegni anche ai genitori non sposati che si lasciano.

Ci avevo già provato, la scorsa settimana, anche in commissione Sanità dove era stato bocciato.

Bocciato anche oggi in Bilancio , dove abbiamo incassato il voto favorevole di Fratelli d’Italia, che ha voluto dare una valutazione seria alla proposta, mentre i consiglieri della Lega hanno respinto la proposta considerando di fatto i figli di ex conviventi come figli di un Dio (coppia) minore.

Da due anni sollecitavo la giunta a estendere i contributi anche alle famiglie separate dopo convivenza, per tutelare tutti i bambini.

Un risultato parziale era stato ottenuto la settimana scorsa, quando, proprio grazie al nostro emendamento con la nostra proposta di modifica della palese assurdità, la Giunta aveva sanato almeno la discriminazione tra figli nati prima o fuori dal matrimonio.

Ma resta questa disuguaglianza tra famiglie e discriminazione vergognosa che colpisce i più piccoli.

Non avevo chiesto soldi in più, per ora, ma un accesso alla pari di tutti i bambini sia che fossero figli di separati o divorziati, sia di genitori che avevano sciolto un legame di convivenza di fatto, sia di famiglie monogenitoriali.

Bocciando la proposta la Lega ha escluso a priori la possibilità per questa tipologia di genitori di potervi accedere, almeno fino alla prossima legislatura, perchè la Legge non può più essere modificata dall’aula.

Il fenomeno della povertà post separazione, di qualunque natura essa sia, è in aumento. Considerando anche il numero sempre crescente delle coppie che non scelgono il matrimonio per consolidare la loro unione e, in parallelo, l’aumento delle famiglie monogenitoriali in Lombardia, è assurdo e vergognoso che la Lega abbia scelto di perpetrare questa disparità di cui fanno le spese alla fine solo i bambini.

È inutile cercare di costringere persone che forse nemmeno lo desiderano a sposarsi in chiesa se poi si abbandonano le famiglie e i loro figli in difficoltà.

Anche per questo, e per loro, la guida della Regione Lombardia deve cambiare.

e noi ci impegneremo perché questo diventi realtà con Pierfrancesco Majorino, che lancerà la sua campagna sabato 3 dicembre al teatro dell’Elfo.

25 novembre: per contrastare la violenza sulle donne, non bastano le parole, servono fatti, e la Regione non ne fa abbastanza.

novembre 25, 2022 § Lascia un commento

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne oltre a vederci uniti nella condanna di ogni tipo di violenza, deve richiamare responsabilità e impegni concreti da parte di tutte le istituzioni.

Il Governo ha tenuto alta l’attenzione e aumentato le risorse, mentre non posso dire lo stesso della Giunta Fontana, che nonostante promesse e parole avrebbe potuto e dovuto fare molto di più, anche in considerazione del fatto che la nostra Regione ha il triste primato dei femminicidi, e deve potenziare gli interventi a contrasto.

Qualche miglioramento c’è stato, ma non è abbastanza: i fondi regionali contro la violenza sulle donne sono ancora pochi e alcuni provvedimenti importanti sono stati per ora solo promessi.

Penso al Fondo per il Gratuito Patrocinio, proposto dal Gruppo PD Lombardia un anno fa e approvato in Aula con un odg di cui ero la prima firmataria, ma a cui non è mai stato dato seguito.

Mi riferisco poi anche al fondo regionale per il Reddito di Libertà regionale, integrativo del contributo nazionale, richiesto con emendamenti e un ordine del giorno entrambe respinti, per cui ho anche depositato un progetto di Legge.

Ricordo anche che solo da pochi mesi, e per input del Governo Draghi, è stato tolto l’obbligo di registrare le donne accolte dai centri, attraverso il codice fiscale – procedura usata solo in Lombardia- che negli anni aveva escluso dall’accesso ai contributi centri antiviolenza storici eccellenti, di grande competenza ed efficacia, che rifiutavano questa convenzione.

È stata poi sempre bocciata la mia richiesta di anticipare ai comuni e ai centri le risorse governative, come già fanno altre Regioni.

La violenza contro le donne è un fenomeno invasivo, trasversale e in aumento anche nella nostra regione, e per questo si deve fare di più per contrastarla, con continuità e costanza negli impegni finanziari e un maggiore coinvolgimento dei centri nelle scelte dell’utilizzo delle risorse e delle azioni prioritarie.

È ora di passare dalle parole e dalle promesse ai fatti.

Anche per questo è necessario un cambiamento alla guida della nostra regione.

Un nuovo impegnativo ma stimolante incarico per me: la presidenza della Commissione Carceri regionale

novembre 17, 2022 § Lascia un commento

Ieri sono stata eletta dai colleghi commissari, Presidente della Commissione speciale sulla Situazione carceraria in Lombardia, dopo le dimissioni della collega dem Antonella Forattini, ora parlamentare.

Un incarico importante che mi porterà ad occuparmi ancora più da vicino della tutela dei diritti delle persone private della libertà e dei lavoratori e delle lavoratrici delle strutture di detenzione. Ringrazio i consiglieri commissari di maggioranza e opposizione che mi hanno dato fiducia e soprattutto chi mi ha preceduta alla guida di questa Commissione, i colleghi Girelli e Forattini.

Darò seguito al loro costante impegno di questi anni anche continuando l’attività di sopralluogo nelle carceri lombarde.

Inoltre darò evidenza, e il valore che merita, a quanto prodotto dalla Commissione nell’ultimo anno e mezzo di lavoro: una accurata e puntuale indagine conoscitiva sulla salute mentale.

Indagine che ha affrontato e approfondito il tema della gestione e della cura del disagio psichico nelle case circondariali lombarde.

La relazione sarà presentata in Aula ai primi di dicembre, prima del Bilancio, e mi auguro possa rappresentare uno strumento utile ad elaborare azioni concrete, accompagnate da interventi finanziari per risolvere le criticità degli istituti carcerari dove è crescente la presenza di detenuti con problemi psicologici e psichiatrici ed è preoccupante l’aumento di suicidi, atti di autolesionismo e depressione.

Mi impegnerò a fare in modo che questa indagine approfondita, svolta in collaborazione stretta con i dirigenti del settore competente, diventi oggetto di una riflessione collettiva, attraverso momenti pubblici di confronto aperti a chi opera nel settore o si occupa dei diritti dei detenuti e della situazione del personale carcerario.

Qui la notizia.

Il centrodestra in Consiglio boccia mozione a sostegno dei comuni per le spese dei minori in comunità.

ottobre 19, 2022 § Lascia un commento

La maggioranza di centrodestra di Regione Lombardia non vuole sostenere i piccoli Comuni in difficoltà per le spese dei minori in comunità.

Per l’ennesima volta la maggioranza di Giunta e Consiglio regionale non vogliono sostenere i Comuni, soprattutto quelli piccoli, in difficoltà e a rischio di default a causa dell’obbligatorietà dei costi per i minori in comunità.

Della spesa sociale complessiva dei Comuni lombardi, oltre 1,6 miliardi, circa il 35% è destinata al sostegno di minori e famiglie.

In particolare la spesa per i minori affidati dai tribunali incide moltissimo sui Bilanci degli enti locali, sia in termini di risorse finanziarie sia di personale.

Il Comune di #CerettoLomellina, recentemente andato in default perché impossibilitato a sostenere la spesa, non è l’unico ad essere andato in crisi e a denunciare le conseguenze sul bilancio di un onere così pesante.

Esiste però una Legge regionale – la 34/2004 (Politiche regionali per i minori) – che attribuisce alla Regione, il compito di “assicurare la tutela e la cura del minore in caso di inesistenza della famiglia o laddove la stessa non sia in grado di provvedere alla sua crescita” e ai Comuni l’onere di attivare interventi e servizi e sostenere i costi derivanti dall’affidamento familiare o dall’ospitalità in comunità. Sostegno che si concretizza anche attraverso la costituzione di un fondo regionale a sostegno dei Comuni di piccole dimensioni.

Sono proprio questi Comuni che hanno grandi difficoltà a rispondere a questo compito, e ogni anno si trovano costretti a comprimere servizi essenziali per far quadrare i Bilanci e garantire le spese di tutela dei minori.

La mozione chiedeva, da una parte, di sollecitare in modo puntuale il Governo, ad esempio rifinanziando il fondo del 2021 per i piccoli Comuni a copertura parziale dei costi sostenuti per i minori allontanati dalle famiglie.

Ma rivolgersi al Governo non basta, e anche la Regione deve fare la sua parte, con fondi regionali propri appositamente destinati a questo genere di interventi a tutela dei minori i cui oneri ad oggi ricadono solo sui Comuni, prescindendo dalle loro capacità economiche e finanziarie.

In Aula il Centrodestra si è arroccato sulla giustificazione di aver già chiesto, con una mozione a febbraio, approvata anche con i voti delle opposizioni, fondi al Governo.

Quindi richieste a senso unico senza alcuna assunzione di responsabilità.

Sottolineo alcuni fatti: prima di quella mozione della Lega, il Gruppo PD Lombardia ha presentato odg e emendamenti a Bilancio per sostenere i Comuni sul tema; atti sempre respinti a causa del voto contrario della maggioranza in Aula.

Aggiungo che se c’è stata una mozione approvata a febbraio e ad oggi nulla è successo, cos’ha fatto la maggioranza per sollecitare la Giunta a darne piena attuazione?

La mozione di oggi è stata quindi bocciata, dimostrando ancora una volta la mancanza di attenzione di questo centrodestra lombardo, che si limita a proclami, ma non ha il coraggio di stare dalla parte dei più fragili.

In questo caso i suoi stessi Comuni.

Qui il video della mia replica in aula alla dichiarazione di voto della consigliera della Lega.

Rapporto sulla povertà – Caritas 2022

ottobre 18, 2022 § Lascia un commento

”E’ un Rapporto preoccupante, un rapporto che ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente delle settimane e dei mesi difficili verso cui andiamo incontro che richiedono e richiederanno tanta solidarietà, delle risposte rapide, perché la sofferenza non può aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro. Per guardare al futuro però dobbiamo capire bene il presente, altrimenti ci accontentiamo di alcune enunciazioni, oppure la visione del futuro resta del tutto staccata dai dati reali”.

Così l’arcivescovo Zuppi commenta “L’Anello Debole”, il Rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia, redatto dalla Caritas Italiana.


E’ un ‘Italia sempre più povera quella che emerge dal rapporto Caritas: 1 milione 960mila famiglie sono in povertà assoluta, circa il 9,4% della popolazione residente nel nostro Paese.
Tra il 2020 e il 2021 la povertà è cresciuta più della media nelle famiglie numerose, con persone di riferimento di età tra 35 e 55 anni, tra le famiglie straniere e quelle con un solo reddito da lavoro.

Più colpito il Sud, e sempre più alta la povertà dei minori, e di chi ha un lavoro precario, sempre in bilico sul filo dell’indigenza.

Il reddito di cittadinanza raggiunge solo il 44% delle persone in povertà assoluta.

La povertà si eredita: siamo un paese con scarsa mobilità sociale, e addirittura peggiora negli anni.
Ci vorranno 5 generazioni per cambiare status e livello di formazione, non indifferente per oltrepassare la soglia di povertà, che colpisce di più chi ha livelli di istruzione più bassi.

Non basta quello che si sta facendo, ma bisogna intensificare e potenziare gli aiuti, e attivare strumenti contro la povertà educativa e l’abbandono scolastico, per impedire che domani i figli siano ancora più poveri dei padri e delle madri di oggi.


Rassegna stampa – Crisi di cinema e teatri

ottobre 17, 2022 § Lascia un commento

Rassegna Netweek 16 ott – Crisi dei cinema e dei teatri

Il discorso di Liliana Segre in Senato – 13.10.2022

ottobre 13, 2022 § Lascia un commento

Colleghe senatrici, Colleghi senatori,

rivolgo il più caloroso saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Aula. Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a papa Francesco.
Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al presidente emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato. Il presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: «Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita».
Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove colleghe e a tutti i nuovi colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi.

LE CONSIDERAZIONI PERSONALI
Come da consuetudine vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali. Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore…una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «La pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino».
Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una
come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.
Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!

Il Senato della diciannovesima legislatura è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo negli equilibri politici e nelle persone degli eletti, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare anche per questa Camera i giovani dai 18 ai 25 anni, ma soprattutto perché per la prima volta gli eletti sono ridotti a 200.

L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio.

Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con “disciplina e
onore”, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse. Potremmo anche concederci il piacere di lasciare
fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto,
interpretando invece una politica “alta” e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia
prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza.
Le elezioni del 25 settembre hanno visto, come è giusto che sia, una vivace competizione tra i diversi schieramenti
che hanno presentato al paese programmi alternativi e visioni spesso contrapposte. E il popolo ha deciso. È l’essenza
della democrazia. La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito
altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le Istituzioni della
Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del paese, che
devono garantire tutte le parti.
Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi
ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti.
In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione
Repubblicana che, come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti.

Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre
sentita amica. In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi. E anche quando il parlamento non ha saputo rispondere alla richiesta di intervenire su normative non conformi ai principi costituzionali – e purtroppo questo è accaduto spesso – la nostra Carta fondamentale ha consentito comunque alla Corte Costituzionale ed alla magistratura di svolgere un prezioso lavoro di applicazione giurisprudenziale, facendo sempre evolvere il diritto. Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’art. 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero
state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un paese più giusto e anche più felice.

Il pensiero corre inevitabilmente all’articolo 3, nel quale i padri e le madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su “sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, che erano state l’essenza dell’ancien regime. Essi vollero anche lasciare un compito perpetuo alla “Repubblica”: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica
e sociale del paese”.
Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli!

Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi
affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche
per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date “divisive”, anziché con autentico spirito
repubblicano, il 25 aprile festa della Liberazione, il 1° maggio festa del lavoro, il 2 giugno festa della Repubblica?
Anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le
generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi.
Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello
della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza
dei pregiudizi e delle discriminazioni. Permettetemi di ricordare un precedente virtuoso: nella passata legislatura i lavori
della “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione
all’odio e alla violenza” si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di un documento di indirizzo. Segno di una
consapevolezza e di una volontà trasversali agli schieramenti politici, che è essenziale permangano.
Concludo con due auspici. Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa
assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare in modo sostanziale le sue prerogative, riaffermare nei fatti
e non a parole la centralità del parlamento. Da molto tempo viene lamentata da più parti una deriva, una mortificazione
del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia. E le
gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni non potevano che aggravare la tendenza. Nella mia ingenuità
di madre di famiglia, ma anche secondo un mio fermo convincimento, credo che occorra interrompere la lunga serie
di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte
dei governi quando era minoranza, e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni
quando erano loro a governare. Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica
distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare la gran parte della produzione legislativa nel suo alveo naturale, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.
Auspico, infine, che tutto il parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che diseguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente anziché ridursi. In questo senso avremo sempre al nostro fianco l’Unione europea con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale.

Non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare.

Senatrici e senatori, cari colleghi, buon lavoro!
13.10.2022

Comunicato stampa sulla Risoluzione a sostegno della maternità, approvata in aula

ottobre 4, 2022 § Lascia un commento


BOCCI E SCANDELLA(PD): “MATERNITÀ NON È IN CONTRASTO CON LAVORO, MA SERVE PIÙ CONDIVISIONE E IL SUPERAMENTO DEL DIVARIO RETRIBUTIVO”

“Maternità e lavoro non sono in contrasto e lo dimostra la situazione che vivono le donne nel nord Europa, dove a forte natalità corrisponde un numero alto di madri che lavorano. Per questo abbiamo appoggiato la risoluzione votata in Aula, che contiene anche nostri fondamentali contributi”, lo ha detto Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, intervenendo, assieme al collega Jacopo Scandella, questo pomeriggio sulla risoluzione ‘Misure di sostegno a favore della conciliazione famiglia/lavoro e della tutela della maternità nell’ambito della valorizzazione dell’indipendenza e dei diritti della donna’, approvata.

Bocci ha ricordato le modifiche a firma Pd introdotte nella risoluzione, come l’importanza del concetto di “condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e il potenziamento dei consultori, condizione indispensabile per il sostegno alla salute della donna, come emerso anche dalle audizioni. I consultori sono un servizio e un presidio territoriale che accompagna le donne in tutte le fasi della vita e in particolare durante la maternità. E solo se potenziati di personale e prestazioni possono davvero rispondere a tutti i bisogni e a tutte le fragilità”.
I consiglieri hanno sottolineato anche il contribuito attivo del Gruppo dem, in Commissione, per togliere ogni riferimento ideologico rispetto alla prima stesura della risoluzione.

E adesso, ha auspicato Bocci, “dobbiamo pensare al superamento del divario retributivo di genere. Quindi, spero che la stessa attenzione sia riservata al progetto di legge sul tema del contrasto alla differenza di riconoscimento economico tra donne e uomini che ho presentato con una collega di maggioranza, che mi auguro sia portato in Aula in tempi brevi”, ha concluso.

“Come Gruppo Pd abbiamo presentato una proposta di legge di riforma complessiva della legge 23 del 99, la norma che in Lombardia regola le politiche familiari, perché siamo convinti che a distanza di ormai quasi 23 anni, ci sia l’esigenza di andare ad aggiornare la normativa, sia dal punto di vista dei principi, sia dal punto di vista degli strumenti operativi – ha sottolineato Scandella –. È necessario sottolineare quanto natalità e genitorialità siano questioni di interesse generale, oggi più che mai, incentivare la responsabilità sociale di tutti quei soggetti pubblici e privati che attuano politiche a favore della conciliazione, e trasformare la Lombardia in un territorio sempre più accogliente verso le esigenze delle famiglie, con un’attenzione particolare ai bisogni e ai tempi delle donne e a una condivisione più equa dei carichi familiari”.

La giunta lombarda ancora una volta dimentica i teatri e le sale cinematografiche

ottobre 4, 2022 § Lascia un commento

Se la Giunta Fontana, come sostiene il suo assessore, conosce bene la situazione critica di cinema e teatri, perché non è intervenuta a sostegno finora?

In aula oggi in risposta ad una mia interrogazione su quali siano gli interventi in atto o previsti a breve per questi settori culturali in grande difficoltà, l’assessore alla Cultura dice di aver lanciato ‘un grido di allarme a gennaio’, ma siamo ad ottobre e la situazione non è cambiata e nessuno, in Giunta, ha mosso un dito.

Così, le imprese dello spettacolo dal vivo e i cinema lombardi agonizzano, come se non fossero anch’esse produttrici non solo di intrattenimento, ma anche di sviluppo economico.

Sono oltre 400 queste imprese sul territorio, e promuovono cultura, socialità e aggregazione, oltre a essere leva di sviluppo.

Imprese tra le più colpite dalla pandemia, con ricadute negative, contrazione netta del fatturato non solo nei due anni di Covid, ma anche quest’anno, quando l’accesso ai luoghi della cultura e dello spettacolo è stato più libero: ad esempio, rispetto al 2019, per i cinema il calo è stato del 50%.

Alle difficoltà imposte dai rincari energetici si è aggiunto anche il ridimensionamento dei contributi regionali, in particolare per il settore del teatro, che ha reso la situazione ancora più critica.

Dispiace che in aula non fosse presente l’assessore allo Sviluppo economico Guidesi, che ha appena emanato l’ennesimo bando per le imprese lombarde, dimenticandosi ancora una volta delle imprese di spettacolo dal vivo, che rappresentano una fetta importante dell’economia della nostra regione.

Non soddisfano le risposte dell’assessore Galli su quali iniziative Regione abbia in programma di prendere per aiutare il comparto: la sospensione dell’Irap per le sale cinematografiche, la conversione delle risorse impegnate per la ristrutturazione delle sale per destinarle alla copertura dei rincari energetici, non sono risposte, la prima c’è già e dopo per le sale cinema, la seconda toglie da un fondo per dare ad altri.

E in quanto alla terza proposta di spingere sui pannelli fotovoltaici, è un intervento che potrà avere risultati ma solo a lungo termine.

E se è da gennaio che ha lanciato un grido d’allarme, quali sono le azioni concrete?

Abbiamo chiesto e richiesto ristori mai arrivati, abbiamo fatto proposte da inserire in assestamento di bilancio che ci sono state regolarmente bocciate, abbiamo sollecitato bandi destinati anche alle imprese di questo settore, ma l’assessore Guidesi non si è presentato neanche in Aula.

La Regione di Fontana non ha fatto nulla di significativo finora per la cultura e lo spettacolo lombardi, che hanno bisogno di sostegni immediati.

#spettacolo#salecinematografiche

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