I femminicidi continuano a crescere: le donne vanno credute e bisogna lavorare di più sulla formazione di chi si occupa di violenza

giugno 19, 2022 § Lascia un commento

DIECI ANNI DI DONNE “SPARITE” E IL RISCHIO SEMPRE PRESENTE
Pensate se si svuotassero completamente, se sparissero le comunità di piccoli comuni come Morimondo o Calvignasco, lo riterremmo impressionante.

Ecco, in 10 anni, dal 2012 al 2022, le donne morte in Italia per femminicidio, cioè per mano di un conoscente o in ambito familiare/affettivo, sono state 1.135, cioè più o meno la dimensione di questi due paesi della provincia di Milano.

E ogni giorno il conteggio – tenuto con precisione assoluta da una pagina apposita de “La 27estima ora” del Corriere della Sera, qui le loro storie – cresce.

Nell’ultima settimana se ne sono aggiunte 6, e lo sappiamo, perché sono cronaca di queste ore.
Più nel dettaglio, la Direzione centrale della polizia criminale ha tirato le somme di quest’anno e fatto presente che fra l’1 gennaio e il 12 giugno si contano 50 femminicidi, 43 in ambito familiare/affettivo, a cui vanno aggiunti i 4 avvenuti nei giorni seguenti il 12.

Quindi, diventano 54 di cui 46 per opera di congiunti. L’anno scorso, di questi tempi, erano 49, ma non lo vogliamo leggere come un dato positivo perché il numero deve diventare zero assoluto.

E il prima possibile. Dobbiamo fermare questo drammatico stillicidio. Ma come?

Fa impressione quanto dichiara Fabio Roia, presidente vicario del tribunale di Milano, giudice che si occupa da decenni di violenza di genere, sempre alla rubrica del Corriere: dice in sostanza che oggi una donna che decide unilateralmente di abbandonare una relazione di coppia è in una potenziale situazione di pericolo di vita.

E che bisogna farlo ben presente a chi sta vicino alla donna in fase di separazione dall’uomo che ha accanto: parenti, amiche, avvocato, sistema della giustizia.

Insomma, è come se dovesse lanciare un grido di allarme preventivo: mi sto lasciando con lui, e lui non è d’accordo: venitemi ad aiutare.

Roia dice anche un’altra cosa importante: le leggi ci sono, ma vanno migliorate le competenze.
Quindi, saper bene individuare e valutare le situazioni di rischio, occuparsi e recuperare gli uomini violenti, insegnare alle donne a riconoscere la violenza, che spesso è sottile, infida, non eclatante.

Cosa serve?

C’è di fondo un tema culturale che riguarda la radicata affermazione del patriarcato in Italia, dove, secondo i dati ISTAT 2019, oltre la metà dei cittadini considera che una donna che subisce violenza ha anche una parte di colpa, e dove persiste una grave resistenza a costruire una società più equa e giusta.

E quindi c’è un profondo lavoro da affrontare nell’ambito dell’educazione, della scuola, perché insegnare il rispetto fin da piccoli .

Ma appare sempre più necessario e urgente migliorare le competenze di tutto il sistema giudiziario, attualmente approssimative e senza una specializzazione sufficiente, a partire da una corretta individuazione e valutazione delle situazioni di rischio e della pericolosità del soggetto maltrattante ed occupandosi in modo serio degli uomini violenti tramite percorsi di recupero.

Vanno formati e specializzati gli operatori del sistema giudiziario, applicate le misure cautelari.

La prevenzione alla violenza deve quindi attuarsi anche tramite l’utilizzo di misure quali l’uso rafforzato del braccialetto elettronico e il fermo anche senza flagranza di reato (nei casi di maltrattamenti, lesioni e stalking), punti chiave nel pacchetto di norme antiviolenza voluto dalle Ministre Cartabia, Lamorgese e Bonetti, ora in commissione giustizia, che deve arrivare presto in fondo al suo iter ed entrare in vigore quanto prima.

Inoltre, occorre un maggiore impegno nel contrastare la purtroppo diffusa pratica di sminuire e/o giustificare la violenza subita dalle stesse vittime.
Deve essere chiaro che abbandonare una relazione di coppia caratterizzata da violenza e sopraffazione mette sempre in una potenziale situazione di pericolo la donna che prende questa decisione contro la volontà del partner.

Le donne vanno credute, altrimenti il conteggio non si fermerà.

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